Una Casa a João Pessoa
La storia di Betta inizia alla fine di un percorso: lo scorso 18 dicembre, laureata in Ingegneria Biomedica, festeggiava come tutti quelle che per un po’ sarebbero state le ultime lauree in presenza del Politecnico di Milano. Non tutti i laureati hanno un’idea chiara di ciò che li aspetta, tutti si chiedono che cosa vogliono essere, che lavoro vogliono fare, che ingegnere vogliono diventare. Da amica e coinquilina, posso dire che Betta non aveva la minima risposta a nessuna di queste domande, ma qualcosa sapeva per certo: prima di intraprendere questa nuova parte della sua strada, doveva passare per il Brasile.
Joao Pessoa è la città che l’aspettava: due suore, una Casa e 120 bambini che ogni giorno, prima e dopo la scuola, sanno che c’è un posto dove possono tornare. Un punto di riferimento e un punto di bellezza in un luogo di povertà e confusione come il nord del Brasile. Affascinata dai racconti di alcuni amici affezionati alla Casa dos Sonhos, Betta aveva deciso di dedicare due mesi a questo piccolo progetto, nella grande ambizione di capire qualcosa in più di sé. Quando l’abbiamo accompagnata all’aeroporto, era il 2 marzo e avevamo appena intuito l’emergenza che era sul punto di travolgere le nostre giornate. Paradossalmente, il Brasile ci sembrava più al sicuro di noi.
Betta è atterrata con un sorriso immortalato in un selfie pieno di aspettative: la prima foto oltreoceano. Poi, tre settimane incredibili; l’amicizia con Estela e Judith, due suore piene di vita e di coraggio, gli altri volontari della Casa dos Sonhos, ma soprattutto i bambini. I giochi con loro e la gioia che riempiva i loro occhi profondissimi con una nota dolce di malinconia, forse il segno di una vita dove nulla si può dare per scontato. Le foto che ci arrivavano, con quelle ambientazioni esotiche di palme e di papaye, parlavano di una Betta piena di gratitudine e stupore.
Poi un giorno, l’emergenza ha raggiunto anche Joao Pessoa. Le scuole chiudevano e la Casa dos Sonhos avrebbe sospeso la sua attività, niente più giochi, palloni e disegni: bisognava restare a casa. Certo, abbiamo vissuto in prima persona la sensazione strana di non poter uscire, ma come si può restare a casa, quando “casa” è una stanza di pochi metri quadri? E come può un bambino giocare se è abituato a non avere altro che una strada? A Joao Pessoa, in casa è difficile stare, e molto spesso proprio in casa si vivono situazioni amare di povertà e conflitto. Fortunatamente, ad accogliere i bambini ci sono realtà come la Casa dos Sonhos, che con semplicità portano avanti un grande progetto di educazione, garantendo inoltre ai bambini una nutrizione completa e corretta. Tutto questo cammino stava per essere interrotto nel vortice della pandemia. E l’impotenza era tanta.
Poi una chiamata, un’idea che nasce per stare vicino ai ragazzi e alle loro famiglie, anche a distanza: un video, che diceva tutto il bello di quelle tre settimane e una domanda di aiuto. Servivano fondi per poter acquistare pennarelli, quaderni, fogli, ma anche cibo da mandare a tutte le famiglie: insomma, un kit per sentirsi alla Casa dos Sonhos, anche a casa propria. È partita la raccolta e, in pochissimo tempo, la somma aveva superato di gran lunga le aspettative. Così, Betta ha trascorso le ultime settimane a fabbricare quadernini da colorare, con esercizi diversi per ogni fascia d’età, distribuendoli poi ai genitori, che facevano la fila davanti alla Casa. Il tutto con il sostegno e la collaborazione di tutte le maestre che normalmente lavorano alla Casa, e soprattutto di Estela e Judith, uniche nella loro certa serenità anche davanti all’emergenza.
Ora Betta è tornata in Italia, con un po’ di anticipo perché richiamata dall’ambasciata, vista la situazione sempre più critica che sta sconvolgendo il Brasile. È un po’ che non la vedo, ma credo che negli occhi porterà sempre quella saudade delle canzoni brasiliane, forse la stessa di quei bambini che per sempre porterà nel cuore.
Per saperne di più:
https://bit.ly/2xHuKk3
https://youtu.be/XVeQlehzmt0
https://youtu.be/-5DO2kFveoU
https://youtu.be/B2-uS_DLcfw