IL SUO SCOPO?
QUANDO IL LAVORO ESAURISCE
IL SUO SCOPO?
Il fatto
di F. Biasoni e C. Castrichini
Negli ultimi anni, a causa della pandemia, abbiamo assistito a grandi cambiamenti nella nostra vita.
Innanzitutto il lockdown, che ha costretto ad isolarci e poi il ritorno alla quotidianità, che sembrava tutto tranne che scontata. L’insieme di questi fattori ha condotto ad un evidente cambiamento della percezione del mondo del lavoro. Sui giornali e dai notiziari è stata annunciata la diffusione di nuovi fenomeni sociali quali la Great Resignation e il Quite Quitting, sintomi tangibili di questa evoluzione della con- cezione del lavoro.
Andiamo innanzitutto a identificare cosa sono questi due fenomeni, provando a capire come possono interrogare noi studenti, prossimi ad una scelta lavorativa e cosa stanno determinando sul futuro del lavoro.
La Great Resignation è riferita al licenziamento di massa a cui abbiamo assistito a partire
dal 2020, subito dopo il periodo di reclusione causato dalla pandemia di Covid. In questo periodo, oltre un milione di lavoratori in Italia ha lasciato o cambiato il proprio lavoro, di cui il 70 % tra i 26 e 35 anni.
Invece, il Quite Quitting è stato descritto come il fenomeno, sempre più diffuso, per cui alcuni lavoratori si impegnano il minimo indispensabile. Anche dal nome con cui il fenomeno viene delineato, si intuisce che si tratta di un silenzioso distacco, in cui il lavoratore si allontana dall’impiego quasi in modo silenzioso, senza un’evidente rottura.
Questi ultimi sono fenomeni che stanno ancora evolvendo, di cui non si conosce ancora il com- pleto sviluppo.
Davanti a questi eventi, sorgono spontanee al- cune domande: qual è l’origine dell’esigenza che
ha portato un milione di persone a licenziarsi? Quanto può essere legato alla pandemia appena vissuta? A che cambiamento stiamo assisten- do? In un articolo del Sole 24 Ore, è emerso un primo abbozzo di risposta:
“(…)molti hanno iniziato a dare maggiore importanza alla qualità del lavoro e della vita privata, mettendo al primo posto i desideri di au- torealizzazione e di crescita personale e sociale.”
Quindi, la prima ipotesi è che i lavoratori stiano prioritizzando, nelle loro scelte, esigenze più personali come: il desiderio di autorealizzazione, maggiore benessere, la ricerca di un equili- brio psicofisico… Sono queste le forze che stanno muovendo questi cambiamenti.
Un’altra questione, che ci sembra importante notare, è la tendenza, soprattutto tra i giovani, di cercare un’occupazione in un’azienda che guardi ai temi della sostenibilità, che può essere annoverato come un altro esempio del tentativo di realizzazione personale tramite il lavoro.
LA PUNTA DELL’ICEBERG
Ciò che è stato appena descritto, ci sprona a ri- cercare più a fondo quale sia il valore del lavoro. “Vivere per lavorare o lavorare per vivere” (“Una vita in vacanza”, Lo Stato Sociale). Le alterna- tive sembrano essere queste due, davanti alle quali uno non può che rimanere attonito. Due posizioni antitetiche, quasi violente, che rivela- no uno strato più profondo della questione che stiamo analizzando.
Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai, Silenziosa luna?
Sorgi la sera, e vai,
Contemplando i deserti; indi ti posi. Ancor non sei tu paga
Di riandare i sempiterni calli?
Ancor non prendi a schivo, ancor sei vaga Di mirar queste valli?
Somiglia alla tua vita
La vita del pastore.
Sorge in sul primo albore
Move la greggia oltre pel campo, e vede Greggi, fontane ed erbe;
Poi stanco si riposa in su la sera:
Altro mai non ispera…
(“Canto Notturno di un Pastore Errante per l’Asia”, Giacomo Leopardi)
Proponiamo, come chiave di lettura dei fenome- ni osservati prima, questa poesia di Leopardi, che, in toni esistenziali, permette di ampliare le precedenti domande: per cosa si muove l’uomo? Che cosa dice il lavoro sulla mia vita? Analizzando il crescente interesse dei giovani nella ricerca di un lavoro che guardi a temi come quello della sostenibilità, emerge il desiderio che il proprio lavoro sia edificante e che sia
volto ad un fine, per cui la persona è interessata a spendersi.
DAR CREDITO ALLA DOMANDA
In questo periodo post-pandemia, insieme ad alcuni amici dell’università, accomunati dal desiderio di scoprire questo valore che può avere il lavoro, abbiamo deciso di incontrare alcuni imprenditori e professori del Politecnico. Ne è nato quindi un lavoro molto ricco, fatto
di episodi in cui abbiamo incontrato persone, discusso e trattato temi, legati principalmente al mondo del lavoro e dell’imprenditoria, il cui focus centrale però è sempre rimasto questo interesse a capire per cosa uno spende la propria vita. È stato innanzitutto interessante riscoprire questo stesso desiderio nelle persone che man mano abbiamo conosciuto, a partire dall’incontro con un professore del Politecnico, che diceva: “Una persona, il lunedì mattina, quando si alza, ha bisogno di sapere il perché si muove”. L’incontro forse più emblematico è stato quello con il proprietario della SEVal srl, un’azienda di
smaltimento di rifiuti situata a Colico. L’invito
a conoscerlo è arrivato da un suo dipendente, che lavora con lui da molti anni ed era entusiasta di farci conoscere il suo capo e la sua storia. Questo imprenditore ci ha raccontato, infatti, che il suo lavoro è sempre stato una necessità intrinseca, personale. Ciò che lo aveva sempre spronato non erano stati solo i soldi o l’arricchimento, ma un desiderio di costruire sé stesso e vedere la stessa dinamica in quelli che lavoravano con lui. Inoltre, egli raccontava che impie- gare tutte le proprie energie al fine di fondare un’azienda sorgeva dalla necessità
che il lavoro fosse qualcosa di suo, che in qualche modo lui appartenesse a quel luogo, insomma che quel luogo dicesse qualcosa di sé! Quello che ci ha stupito veramente durante questi incontri è stato l’aprirsi di una possibilità e l’emergere di una realtà in cui il lavoro non è una parentesi della vita ma ,un modo privilegiato di edificare la propria persona e un mezzo per cercare un senso e uno scopo che chiediamo a tutta la vita.