Penso (ancora) positivo
Jovanotti dopo un anno di pandemia
4 Marzo 2021, ne sono passati 78 dal ’43 di Dalla e quello che cattura ancora l’attenzione, in una normalissima sera di fine inverno, è ancora una canzone. Protagonisti, durante la serata delle cover a Sanremo, Fulminacci assieme a Roy Paci e Valerio Lundini, che calcano il palco dell’Ariston esibendosi in “Penso positivo”, capolavoro di Jovanotti.
Stupisce, fin da subito, la carica con cui il cantautore romano imprime il ritmo, in filo diretto con il messaggio della canzone. L’esibizione si conclude, ma restano le rime del brano che continuano a risuonare nella testa, come se fossero state scritte adesso. Perché? E perché Fulminacci ha voluto portare proprio questo messaggio a Sanremo, mettendo tutto in gioco?
“Mi sembra attuale ripensare ora a cosa significhi «positivo» dato che il Covid ha trasformato questo significato” risponde Fulminacci in un’intervista alla rivista Rolling Stones. La questione rimane aperta: “Mi piace pensare che questa canzone sia un modo per riappropriarci del suo vero significato, che non è quello medico. L’ho scelta anche perché è molto diversa dalla quella che porto in gara: suonarla mi permette di mostrare al pubblico due atmosfere opposte che fanno comunque parte di me”. Cosa significa, nel 2021, cantare al grido di “Penso positivo”? Fulminacci insiste: “Voglio che le persone sorridano, non c’è niente di male a farlo anche in un momento simile. Il mio scopo è quello di strappare un sorriso a tutti, è giusto che la gente veda che sul palco c’è spazio per un po’ di leggerezza e spensieratezza.” Ma a noi basta questa spensieratezza e leggerezza calati in un periodo storico che ci fa continuamente rimanere incerti e confusi sul presente e sul futuro? Abbiamo bisogno di guardare tutto con ottimismo? O c’è qualcosa di più?
Io penso positivo / Perché son vivo e finché son vivo / Niente e nessuno al mondo / Potrà fermarmi dal ragionare – Jovanotti mette in chiaro subito, dal primo ritornello dove vuole arrivare. E stupisce come sia così attuale oggi. Se il primo verso assume una posizione netta, già nel secondo ci si accorge di quanto non sia scontato affermarlo ora, in mezzo ad una pandemia mondiale che ha scosso tutte le nostre certezze sulla vita. La questione sorprendente è che il brano è stato pubblicato come singolo manifesto dell’album “Lorenzo 1994”: sfidando la casa discografica, Jovanotti decide di cambiare l’uscita del primo singolo da Serenata Rap a quest’ultimo marchiando a fuoco cosa vuole raccontare con la sua musica.
Io penso positivo / Ma non vuol dire che non ci vedo – In un’intervista rilasciata poco dopo Jova afferma: “Non voglio fare una dichiarazione dell’ottimismo a oltranza. Credo che il pensiero stesso è positivo, il non pensiero è negativo. Il ragionamento, il non essere passivi nei confronti di quello che succede è positivo. Non è ottimismo, non sono solo ottimista”. Il cantautore spiega, “ma non vuol dire che non ci vedo”. Non è sempre tutto un cieco ottimismo, un paraocchi con cui non guardare la realtà. E infatti incalza: “Non è che io non pensi negativo, ma scelgo di cantare Io penso positivo. Perché mi viene meglio, la ritengo una sfida più avvincente, perché ci credo, io penso negativo lo dicono in molti”.
Viene subito a galla il paragone con le parole di Fulminacci, entrambe raccontano un dualismo che si conclude con una scelta che procede nella stessa direzione, cantare un pensiero positivo. Come dire, “Io credo soltanto / Che tra il male e il bene / È più forte il bene”.
Uscire dal metro quadro / Dove ogni cosa sembra dovuta / Guardare dentro alle cose / C’è una realtà sconosciuta / Che chiede soltanto un modo / Per venir fuori a veder le stelle / E vivere l’esperienze / Sulla mia pelle, sulla mia pelle – E’ evidente che propone una strada che, guarda caso, è estremamente attuale. Chi non vorrebbe uscire dal metro quadro e guardare dentro alle cose davvero? Dopo mesi di chiamate in zoom e aperitivi online sembra davvero necessario e urgente il bisogno di vivere “sulla mia pelle” ogni cosa. Cosa manca? “C’è una realtà sconosciuta”, un modo soltanto per vedere le stelle. Jova regala un assist al bacio e chiede a noi di tirare il pallone in rete.
In un anno di pandemia è stato chiaro che il semplice ottimismo che potrebbe trasparire dalla canzone, lo slogan andrà tutto bene non reggono nel tempo e nelle circostanze che sono imprevedibili e non vanno come si vorrebbe. Con Penso Positivo lascia e lancia una prospettiva, una speranza. Tra i possibili centomila e nessuno di Pirandello, Jovanotti sceglie uno, “Un solo modo”.
Sarà che “non essere passivi nei confronti di quello che succede è positivo”, sarà questo il modo per andare dentro alle cose come già lui stesso dice, sarà così scoprire quella realtà sconosciuta, quel bene che è più forte anche del male. Può essere questa la speranza?
video extra: https://lanostrastoria.ch/entries/x08AovYn1lg