Mani in pasta
Racconti di chi impara facendo
Alta scuola politecnica
Scopo del progetto: ASP è un programma multidisciplinare nato in collaborazione tra i Politecnici di Milano e di Torino, riservato a 150 studenti di talento da tutto il mondo, selezionati per merito, per seguire un curri-culum aggiuntivo ai loro corsi di laurea.
Ho fatto domanda non sapendo bene di che cosa si trattasse e se sarebbe stato in-teressante, trattandosi di un percorso di formazione tra le discipline di architettura, ingegneria e design. Nonostante questo, mi incuriosiva aderire ad un programma che la mia stessa università definiva come ec-cellente. Il primo approccio è stata la setti-mana di studio intensivo chiamata ‘school’, in cui ho scoperto che tutto è preparato af-finché gli studenti possano formarsi come professionisti, cioè come personalità prota-goniste nel lavoro. Ogni studente ha un va-lore per come può contribuire in un team: non si tratta di avere grandi capacità tec-niche, ma voglia e desiderio di implicarsi e imparare. Viene stimolata la capacità ad usare al meglio le proprie conoscenze in di-versi campi. Ciò mi ha fatto capire quanto si può imparare ad essere efficaci e costrui-re, se ognuno si mette in gioco fino in fondo usando in modo intelligente gli strumenti di cui è già fornito. All’interno del program-ma, l’innovazione è intesa come una con-tinua domanda sulla contemporaneità, che richiede un giudizio cosciente sul campo di ricerca, sulla società, sul mercato e, in ulti-mo, sull’uomo. Questo tipo di approccio ha interrogato molto il mio fare architettura: mi accorgo che non c’è percorso e non c’è strada senza una domanda a cui risponde-re. Se noi questo lo scopriamo seguendo professori e maestri, l’Alta Scuola lo pre-dispone inserendo i propri studenti in un network di professionisti, professori e so-prattutto compagni che possono aiutare a dare forma a progetti interessanti.
Tesi magistrale di automazione
Scopo del progetto: progettare ed imple-mentare un metodo per stimare la massa su una moto. Molti dei controllori già pre-senti sul veicolo infatti (ABS, controllo di trazione, etc…) si basano su un modello in cui la massa è un parametro fisso e questo provoca un degrado delle prestazioni nel momento in cui la il peso reale del carico del veicolo è molto diverso dal caso medio ipotizzato in fase di progetto. Pertanto l’o-biettivo della tesi è realizzare uno stimatore che non necessiti l’installazione di sensori aggiuntivi sulla moto e che permetta di sti-mare online la sua massa. La tesi è speri-mentale ed è realizzata in collaborazione con due importanti aziende italiane pro-duttrici di moto.
Questi mesi di tesi sono stati per me un’op-portunità unica: ho avuto la possibilità di lavorare su un tema di ricerca all’avan-guardia, in collaborazione con alcune importanti aziende e guidato da persone molto preparate e disponibili ad aiutarmi. Penso che la cosa più importante di questi mesi sia stata proprio la stretta collabora-zione che c’è stata tra me, il mio compagno di tesi e i nostri superiori, due dottorandi e alcuni professori. É stato fondamentale avere qualcuno di preparato a cui guarda-re e a cui chiedere: questo mi ha permesso di imparare e crescere tantissimo dal punto di vista professionale. Oltre ad avere acqui-sito molte competenze tecniche, ho impara-to anche a dover rispettare delle scadenze e a presentare con chiarezza il mio lavoro davanti ad altre persone. Questa è stata una scoperta fondamentale: ho imparato che potrei essere un tecnico eccezionale e risolvere problemi complicatissimi, ma se non sono in grado di comunicare ad altri ingegneri quello che ho fatto, il mio lavoro rimane incompleto. Consiglio a tutti di af-frontare con serietà ilmomento della tesi e a concederle il tempo che si merita, perché è un passaggio fondamentale della carriera universitaria e costituisce una sorta di pon-te tra università e mondo del lavoro.
Motostudent
Scopo del progetto: Motostudent è un progetto organizzato dal Politecnico che consiste nel costruire una moto di cilin-drata 250cc che gareggerà contro al-tre università nel circuito di Aragon. L’or-ganizzazione fornisce motore, cerchioni e pinze dei freni, mentre il resto del-la moto viene progettato dagli studenti.
Sono una persona appassionata fino al mi-dollo di tutto ciò che riguarda i motori e la Motostudent è per me occasione di unire questa passione con lo studio di ingegneria meccanica. Dovendo progettare insieme ad altri studenti una motocicletta da zero, si ha modo di imparare l’applicazione di tutto quello che si studia e anche di più. I com-piti vengono divisi in base alle conoscenze della persona o a quello che le piacerebbe imparare. Io sono nella sezione powertrain che tratta tutto ciò che riguarda il motore e attualmente sto riprogettando il corpo farfallato. In generale mi occupo della mo-dellazione cad dei componenti che servo-no per la motocicletta: questo compito mi sta davvero piacendo e sto sempre di più scoprendo come mi entusiasmi molto tutto ciò che sta dietro alla progettazione, come la scelta dei materiali, dei componenti e il tenere conto delle geometrie. Questo mi permette infatti di avere uno sguardo mol-to pratico e tecnico su tutto ciò di cui mi oc-cupo. Un altro fattore fondamentale è che si può imparare molto dagli altri, che spes-so riconosco sapere molte più cose di me in campo ingegneristico e motociclistico. Que-sta per me è un’occasione fondamentale che il Politecnico mette a disposizione per crescere a livello formativo e non solo.
Tesi magistrale di aereospaziale
Scopo del progetto: Studiare un paracadu-te manovrabile (come i parapendii sportivi) per far atterrare un lander sulla superficie di Titano. Una delle sfide che stiamo affron-tando è la planata in ambiente ventoso: per questo motivo stiamo cercando di ottene-re la maggior controllabilità possibile per scegliere liberamente il sito di atterraggio e raggiungerlo poi in sicurezza.
L’opportunità che mi si è presentata davan-ti è enorme. Stare a contatto con ingegneri, fisici e scienziati che lavorano su missioni vere mi fa crescere dal punto di vista pro-fessionale. Vedere con che cura, sistemati-cità e passione lavorano alcune persone è interessante e mi fa appassionare molto a quello che sto studiando. Il rapporto con il mio supervisor è molto stimolante: lui con-tinua a spronarmi nel lavoro dicendo che sono io a capo del progetto, che lui è al mio fianco solo per qualche dritta e consulen-za tecnica e che alla fine dovrò spiegargli il mio lavoro perché sarò diventato “l’e-sperto dei paracaduti del dipartimento di robotica”. Questo è da un lato interessante e dall’altro mi spaventa un po’, spero di di-ventare effettivamente l’esperto dei para-caduti nel giro di qualche mese; ad ora ho ancora molto bisogno delle sue dritte sul lavoro da fare, anche se vedo che inizio ad essere più autonomo.Una delle scoperte più belle di questo primo periodo di lavoro è che quasi tutto quello che ho studiato in questi anni e che, alle volte, mi è sembra-to arido, astratto, inutile dal punto di vista pratico, viene invece usato nel lavoro. È stupefacente vedere come, nonostante un minimo di studio necessario per entrare in confidenza con l’argomento specifico del-la ricerca, l’università mi abbia fornito gli strumenti e la forma mentis per affronta-re e tentativamente risolvere un problema ingegneristico. L’ambiente di lavoro è alta-mente internazionale, così come lo sono gli Stati Uniti in generale. Entrare in contatto con persone di cultura diversa dalla pro-pria aiuta a rendersi conto del valore dell’educazione ricevuta e della propria cultura. L’Italia è proprio un bel paese, ma c’è sempre qualcosa da imparare dagli altri.
Democratic design challenge ’17
Scopo del progetto: progettare per IKEA un prodotto adatto ai millennials, giovani tra i 20 e i 35 anni che vivono in piccoli appartamenti di grandi città. Il concorso è stato lanciato a marzo di quest’anno in occasione del fuorisalone, e dava la possibilità ai vin-citori di partecipare al Democratic Design Day nella loro sede in Svezia, svoltasi il 6 giugno.
Timorosi, visto il poco tempo, ma desidero-si di cimentarci in un’occasione così grande nel mondo del design, appena arrivato il bando, ci siamo lanciati nell’impresa di di-segnare un prodotto che rispettasse il con-cetto di design democratico. Si tratta della filosofia aziendale di IKEA, che può essere riassunta in cinque caratteristiche: forma, funzione, qualità, sostenibilità e prezzo. Partendo da questo abbiamo pensato ad una libreria multifunzionale realizzata con corde sulle quali appoggiare e appendere i propri oggetti, che può essere utilizzata anche per separare gli ambienti. Nono-stante fosse il nostro primo concorso, IKEA ha deciso di premiarci, ritenendo il nostro progetto in grado di interpretare al meglio la sfida lanciata: davvero una grande sod-disfazione, che ci ha dato la possibilità di partire per Almhult, in visita alla loro sede. L’esperienza in Svezia è stata molto stimolante e ci ha permesso di vedere realizzato il prototipo della nostra libreria, di cono-scere i designers dell’azienda e partecipare ad un evento decisamente interessante, in cui sono state presentate tutte le pros-sime novità di IKEA, attraverso incontri ed esposizioni, al quale hanno partecipato giornalisti e designers provenienti da tutto il mondo.