Discovering Milan



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Tour per la città con gli studenti stranieri del Poli

Milano, 27 ottobre: un Sabato d’autunno, la pioggia che batte sulle strade di Milano e il freddo che inizia a farsi sentire. Ci troviamo con un gruppo di ragazzi a Cadorna, sotto il monumento dell’Ago e Filo: sembriamo persone che non hanno nulla in comune, alcuni di noi sono italiani mentre gli altri vengono da ogni parte del mondo. È l’inizio del tour guidato organizzato dai ragazzi di Lista Aperta per gli studenti stranieri che sono venuti in questo periodo a studiare al Poli. Pensato per loro totalmente in lingua inglese, il percorso all’interno del centro storico propone tre delle chiese della città più care ai milanesi. Il ritrovo iniziale ha permesso di conoscerci un po’ meglio, sono rimasto colpito dal fatto che tre miei compagni di corso che avevo invitato un po’ distrattamente fossero venuti carichi di un entusiasmo che non mi sarei aspettato. La prima chiesa è stata San Satiro in via Torino. Fu eretta a seguito di un miracolo quando nel 1242 un dipinto della Vergine con Bambino fu visto sanguinare dopo essere stato pugnalato con un coltello. Nella seconda metà del Quattrocento fu edificata la struttura attuale su progetto del Bramante. La caratteristica principale è il finto coro stuccato, capace di ricreare una profondità con il sapiente uso della prospettiva, per cui i 97 cm disponibili si trasformano in 9.7 metri per un osservatore posto al centro della chiesa. Ci siamo poi spostati verso corso Magenta per entrare nella splendida San Maurizio al Monastero Maggiore.

Costruita nel Cinquecento, ha rappresentato il più importante monastero femminile della città. I numerosi affreschi all’interno rappresentano le storie di martiri e scene della Bibbia. Una parete al centro della chiesa divide l’aula dei fedeli da quella delle monache, costituendo un particolare divisorio che la rende unica nel suo genere. L’ultima tappa ci ha portati presso la Basilica di Sant’Ambrogio, la chiesa più importante di Milano insieme al Duomo. Costruita per volere del vescovo milanese Ambrogio a partire dal 379, essa è stata modificata nei secoli. Esempio di stile romanico lombardo, al suo interno si può osservare il preziosissimo altare d’oro e argento e la colonna del serpente di Mosè, a cui i milanesi si rivolgono per scacciare alcuni tipi di malanni. Verso sera siamo andati in un oratorio nei pressi della basilica dove ci siamo riscaldati, cantando insieme con una chitarra, tè e cioccolata calda. Il canto finale “O mia bela madunina” ci ha permesso di trasmettere un po’ di milanesità nel cuore di tutti i partecipanti. Questo pomeriggio di condivisione ci ha dato la possibilità di portare alcuni tratti della storia milanese e italiana a studenti appartenenti a culture e religioni completamente diverse dalla nostra. Proprio questa diversità è stata al centro della nostra proposta e ci ha permesso di ribaltare quell’idea sempre più dilagante che la condivisione dei propri ideali e delle proprie abitudini, porti in sé il rischio di offendere o ferire chi invece non li approva. Infatti, pur avendo religioni differenti e background culturali variegati, il fatto di mostrar loro la bellezza delle nostre chiese ha creato una condivisione di esperienze vive e vissute. Un esempio è stato la spiegazione ad un ragazzo iraniano di cosa significassero le immagini bibliche dell’Arca di Noè, le raffigurazioni di alcuni santi o il valore del sacramento della confessione per i cristiani: ciò che per noi, che abbiamo una cultura occidentale, poteva apparire scontato, è invece stato motivo di dialogo e arricchimento per entrambi. Perché un arricchimento anche per noi? Conoscevamo già quelle storie e quelle chiese. Tuttavia, episodi come questo sono stati l’occasione per uscire dalla nostra comfort zone, aprendoci a qualcuno di nuovo e ridando le ragioni di cose che da tempo ritenevamo ovvie. Non siamo abituati a incontrare e parlare liberamente a degli stranieri della realtà che viviamo o della nostra posizione riguardo a certi argomenti. Può essere la ricchezza della nostra cultura e la bellezza delle nostre opere il punto d’incontro per un vero dialogo?

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