Siamo così diversi dai supereroi?



Siamo così diversi dai supereroi?

Avere i superpoteri nel mondo normale

Illustrazione di Gabriele Tricella

Chi sono questi supereroi? Hanno poteri fantastici, sconfiggono i nemici, si sacrificano per dei valori, difendono il bene sulla Terra, ma perché dedicare loro tutti questi film? C’è chi si è appassionato di più e chi meno, ma per certi versi nessuno in questi anni è rimasto indifferente: quante volte abbiamo immaginato di avere i superpoteri giocando da piccoli a scuola, o di poter volare sulla città? L’entusiasmo verso queste figure è perché realizzano quei sogni che abbiamo tutti, quel desiderio che ci sia un bene a vincere nei problemi di tutti i giorni, che ci sia una speranza anche nelle situazioni più drammatiche. Tutti facciamo l’esperienza del bene e anche del male, di un male purtroppo così terribile a volte, così potente e diffuso, che l’unica soluzione per vincerlo sembrerebbe quella di avere i super poteri. Gli eroi danno proprio questa illusione di superare l’umanità, perché all’inizio sono tutti uomini normali che, per un caso o per una volontà, si elevano un gradino più in alto di noi. Eppure, nella serie marveliana lunga dieci anni, mi sono accorto di una cosa che mi ha fatto riflettere: per molti versi sembra che i Supereroi siano così perfetti, bestiali, impeccabili, ma anche loro sono stati umani. Sono umani e si trovano a fare i conti con dei limiti, con quei drammi e quei problemi che abbiamo noi. Essere super significa andare oltre questo limite, ma non con il potere di distruggere tutto, o di volare o di essere invisibile. In questi film, infatti, due personaggi mi hanno sorpreso in particolare per il loro essere diversi dai soliti super. Dopo un imprevisto durante alcuni esperimenti, un brillante scienziato si trasforma in un mostro verde, Hulk, che sprigiona una rabbia indomabile, con cui distrugge ogni cosa; ma non riesce ad accettare che questo essere viva dentro di lui, come fosse una malattia. L’unico modo che ha per calmarsi è la presenza della ragazza a cui è affezionato: lei è l’unica che sa chi c’è dietro quel mostro sempre arrabbiato e il suo sguardo fa tornare Hulk alle sue sembianze umane. Chiaramente non è facile trattenere i propri istinti, che spesso si sfogano in rabbia contro gli altri, specialmente in situazioni che percepiamo ingiuste. Se ci pensiamo, però, anche noi abbiamo quella persona a cui siamo più affezionati, che cattura il nostro sguardo, che riesce a farci riflettere quando esageriamo e ci aiuta a guardare diversamente quei momenti di rabbia. Il secondo è sicuramente il più affascinante, Iron Man, l’uomo d’acciaio. Ciò che mi ha colpito è il suo cambiamento in questi film: dall’ego insaziabile e il vanto per la sua bravura, col tempo capisce che da solo non può vincere il male. Molte volte, però, ricade nella sua testardaggine, che lo porta anche a combattere contro gli altri Avengers, ma quando quegli amici gli chiedono una mano, il suo egoismo non riesce a fermarlo. Anche noi desideriamo degli amici che, quando pensiamo di aver ragione e ci intestardiamo, rimangono lì per il nostro bene, non se ne vanno quando la vita ci soffoca. Il Supereroe, dunque, non è un’idea, non è un passatempo per ragazzi, che non hanno niente da fare, ma è proprio l’immagine di quel che desideriamo di più: che il bene vinca. Noi, però, crediamo di essere bloccati dalle circostanze della vita, facciamo fatica perché la vita quotidiana, quella che taglia le gambe, ci pare mediocre, è troppo poca per vivere, bisognerebbe cambiare le circostanze, andare oltre la realtà ed essere infiniti, eterni, super per godersela. Questi Supereroi, invece, ci dimostrano che non basta neanche avere certi superpoteri, ma hanno bisogno di un’amicizia, perché solo stando con qualcuno capiscono di più se stessi, per cosa lottano e scoprono quanto sia importante essere in compagnia di una squadra.

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