La crisi opportunità di cambiamento
Intervista a Carlo Pastore
Polipo ANNO VI – Numero 1
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Davanti alla crisi c’è un immagine prevalente che si concedono i media: la disperazione. È facile fare notizia mostrando la frustrazione degli imprenditori e lo scoraggiamento che diventa rabbia negli operai e negli studenti, ma non è corretto. Non è corretto perché è parziale e ce ne si rende conto andando a parlare con le persone giuste. Volti nascosti ai palinsesti, ma che hanno un impatto reale nel mondo imprenditoriale e le cui azioni salvano le persone a scanso del rischio. Persone per cui il valore del lavoro supera quello del valore azionario. Per esempio Carlo Petroni, CEO della Industria Elettronica Varese, leader del settore dei wafer di quarzo per l’elettronica. Colta la sfida della crisi la possibilità era abbandonare un attività non più redditizia e proseguire altrove, o sacrificarsi, d’accordo con tutta l’azienda, e proseguire, consapevole di una positività che costringe a non mollare mai. Siamo andati a chiedergli i motivi per cui un imprenditore può avere il coraggio di tirare avanti, le difficoltà davanti a lui e i mezzi con cui fronteggia il periodo più nero per l’economia.
Si parla tanto di crisi finanziaria, ma il problema è che è strettamente correlata a quella dell’economia reale. Quanto questa crisi ha inciso sulla sua azienda?
Potrei riassumere la risposta a questa domanda con dei dati: nel 2005 il 60 % del fatturato era nazionale, nel 2011 il 98 % del fatturato è in esportazione. Quindi si sta verificando un lento e finora inesorabile declino dell’attività manifatturiera comparto telecomunicazioni con conseguenze gravi sull’indotto.
La situazione quindi non è delle migliori: lei di fronte a questo fatto come ha inizialmente reagito?
Si è deciso di non reagire esclusivamente difendendosi per cercare (invano) di mantenere le posizioni raggiunte ma raccogliere la provocazione a cambiare.
Quali sono state pertanto le azioni attuate all’interno della sua azienda?
Prevedendo che con il calo degli ordini avremmo avuto delle risorse a disposizione, abbiamo immediatamente affiancato all’attività di produzione anche quella di commercializzazione di componenti che mancavano dal nostro catalogo, questo è solo un esempio. Ma ci ha permesso di recuperare. Inoltre parlando con tutti i dipendenti e gli impiegati abbiamo cercato di condividere questa esigenza di maggiore flessibilità prendendo coscienza dei sacrifici che tutti ci apprestavamo a compiere: lavorare di più e meglio.
Perché nonostante questa crisi ha deciso di continuare a mandare avanti l’azienda, non optando invece di abbandonare e chiudere tutto?
L’azienda deve produrre utili o deve dare la speranza di farlo, l’ipotesi di smettere di lavorare non ci ha mai sfiorato anche perché il valore creato nel tempo (noi ci siamo da più di 30 anni) è giusto che lo si investa nei momenti di difficoltà cercando di ottenere dei risultati.
Che cosa le fa sperare nel presente e quindi la rende certo che la realtà non la stia ingannando?
La mossa di ogni giorno nasce guardando all’esperienza positiva in atto, non solo relativamente al lavoro, che poi è un aspetto della vita. Vale la pena vivere, lavorare, studiare, mettere al mondo dei figli, migliorare sé e il mondo, la soddisfazione di darsi una mano, veder crescere le cose intorno a se. L’uomo è uno e desidera il bene, difende la vita, si affeziona alle persone che gli stanno vicino, riconosce immediatamente uno sguardo che valorizza, che ti aiuta, che condivide con te i problemi, che non pretende e non ti misura e vede in te un valore. Questi sono aspetti dell’esperienza che vivo ogni giorno e ti assicuro che le difficoltà non mi spaventano più di tanto affrontandole insieme a chi vive così.
Come guardi il prossimo futuro?
Con lo stesso sguardo con cui ho appena descritto il “ne vale la pena“.
Affrontare questa circostanza ha inciso in tutto il resto della sua vita?
Tutto c’entra, non siamo a compartimenti stagni, ogni circostanza la vivo come un dono, cioè qualcosa per me che non ho fatto io, per me, per un gusto sempre più grande.
Questo modo nuovo di guardare l’azienda e alla tua vita, che scelte gestionali hanno determinato nella tua azienda? (rapporti con i dipendenti, fornitori, clienti, piani di sviluppo dell’azienda, scelte di collocazione sul mercato)
Voglio mettere in evidenza un fattore che mi sembra interessante: la dinamica dei rapporti con i soggetti che intersecano l’attività imprenditoriale la imposto sempre più come una collaborazione che abbia un orizzonte più lungo del semplice problema da affrontare. La domanda che spesso pongo è: “…ma allora che cosa possiamo fare insieme?” e questo è innanzitutto un cambiamento di mentalità: il fornitore, il cliente o anche il dipendente non è visto come competitore ma appunto come si diceva, una risorsa, una possibilità, un possibile partner per riprendere e per crescere.
Quindi nello specifico come è cambiato il suo modo di lavorare adesso?
Il punto di cambiamento che noto più vistoso è che di fronte alle difficoltà non parto da una reazione che spesso poi sfocia inevitabilmente in un conflitto specialmente con i dipendenti, ma tendo ad immedesimarmi con chi mi sfida costringendo così sia me che lui a mettersi in discussione.